storia del panteismo* di Paul Harrison.

 Scritto il 16 dicembre 1996.

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Tutte le cose sono nell’universo e l’universo è in tutte le cose: 
noi in esso ed esso in noi: in questo modo tutte le cose si armonizzano
in una perfetta unità.

L’infinito universo e i suoi mondi -Telescopio hubble: immagini di lontane galassie provenienti dallo spazio profondo.


Giordano Bruno è il primo panteista che presenta caratteristiche moderne. Abbandonando completamente la teologia Cristiana egli riscoprì il materialismo e lo stoicismo del mondo antico combinandoli insieme a una visione profetica di sistemi solari in un’universo infinito e uniti in una singola compenetrante unità. Per il suo coraggio intellettuale egli subì il giudizio dell’Inquisizione e fu condannato al rogo a Roma il 17 febbraio del 1600 .

Bruno nacque nel 1548, figlio di un soldato, nella piccola città di Nola ai piedi del Vesuvio. Nel 1565 divenne frate novizio nel convento dei Domenicani di San Domenico Maggiore, dove egli trascorse i successivi 10 anni. Anche in questa fase della sua vita egli attirò l’attenzione su di sè per la sua incapacità di conformarsi alle convenzioni, alle verità rivelate e all’autorità: egli rifiutò di tenere immagini di Santi nella sua cella accettando solo un crocifisso. Durante tutta la sua vita egli mantenne lo stesso anticonformismo intellettuale, talvolta in modo ingenuo, come se si aspettasse che le sue argomentazioni con la loro intrinseca forza fossero in grado di spazzare via ogni dubbio: rimaneva molto sorpreso quando i suoi opponenti reagivano contro di lui.

Bruno aveva già dei dubbi riguardo al Dogma della trinità e tendeva a una visione unitaria di Dio. Egli lasciò il convento nel 1576 essendo sospettato di eresia. A Roma fu anche accusato di assassinio di un suo confratello Domenicano che fu ritrovato annegato nel Tevere.

Dopo molti viaggi in Italia Settentrionale e in Francia egli raggiunse, nel 1579, Ginevra dove Calvino aveva organizzato una repubblica protestante. Quì Bruno rinunciò al suo stato di Domenicano e aderì formalmente al Calvinismo. Ma egli non rimase a lungo a Ginevra. Nelle prime dispute accademiche egli pubblicò e distribuì un pamphlet con il quale accusava un professore calvinista di filosofia di aver fatto almeno venti errori in una sola lettura accademica. Per questo motivo egli fu brevemente imprigionato finchè ammise i suoi errori.


Bruno in Francia e in Inghilterra.

Lasciata Ginevra ottenne una cattedra di filosofia presso l’università di Tolosa che però lasciò per raggiungere Parigi quando la guerra religiosa fra Cattolici e Ugonotti si intensificò. Essendo un prete rinnegato non era in grado di ottenere un normale posto di insegnante all’università, ma dopo un’opera sull’arte della memoria dedicata a EnricoIII, il re lo ricompensò dandogli un incarico di professore straordinario all’università di Parigi nel1581.

Due anni più tardi ebbe l’opportunità di viaggiare nell’Inghilterra Protestante con l’ambasciatore francese Michel de Castelnau. L’atmosfera intellettuale inglese era in fermento e i nemici della Spagna cattolica e di Roma erano vezzeggiati e ricercati. Bruno, sempre ambizioso di scalare le altezze dell’intelletto, domandò di insegnare a Oxford, che, in modo simile a Parigi era irrigidita su sterili posizioni Aristoteliche. Bruno fece alcune letture sulla nuova cosmologia Copernicana, che peraltro non era generalmente accettata in quel tempo, e così attaccò il sistema di Aristotele. Dopo un pubblico dibattito infuocato egli fu accusato di plagio e costretto a lasciare Oxford.

Ritornato a Londra fu ospitato presso l’ambasciatore di Francia e fu proprio nel suo palazzo che egli scrisse i suoi famosi dialoghi in Italiano che includonoDe la Causa, Principio e UnoeDe l’Infinito Universo e Mondi, che costituiscono la base del suo sistema filosofico.

Solo nel 1585 Bruno ritornò a Parigi, dove di nuovo fu coinvolto in dispute accademiche. Egli sfidò pubblicamente gli Aristotelici presso il collegio di Cambrai dove fu messo in ridicolo, attaccato fisicamente e costretto a lasciare la Francia. Una volta di più si ripeteva il comportamento che aveva avuto in gioventù, a Ginevra e ad Oxford-un modo di esprimersi fuori dalle righe e dalle convenzioni seguito dall’odio fra quelli che aveva offeso.

Trascorse i successivi cinque anni in Europa Centrale e Orientale, fermandosi per vari periodi a Marburg, Mainz, Wittemberg, Praga, Helmstedt, Francoforte e Zurigo. In questi paesi Germanici e Protestanti scrisse molte opere in latino su argomenti di filosofia, cosmologia, fisica, magia e arte della memoria.


Bruno a Venezia.

Se solo fosse rimasto in Germania dove era libero di esprimersi e al sicuro dalle persecuzioni!. Ma nel 1591 ricevette un insolito invito a Venezia. Proveniva da un giovane patrizio veneziano, Zuane Mocenigo, che invitò Bruno a insegnargli l’arte della memoria. Venezia era uno dei molti stati indipendenti in Italia, e così Bruno si era immaginato fuori dagli artigli di Roma che aveva ancora molti conti in sospeso con lui.

Il loro rapporto non andò bene. Mocenigo si era immaginato Bruno come un grande mago e aveva la sensazione che Bruno gli nascondesse qualcosa non insegnandogli tutto ciò che desiderava sapere.

Quando Bruno gli disse che si doveva recare a Francoforte per prendere dei lavori da finire, Mocenigo lo minacciò. Gli disse che se non voleva rimanere di sua volontà lui avvrebbe trovato il modo di farlo rimanere. Bruno era stato indiscreto come non mai, e Mocenigo lo ricattò minacciandolo di raccontare all’Inquisizione le sue idee eretiche.

Già pronto e con i bagagli fatti per il giorno successivo, Bruno era sveglio nel suo letto, quando Mocenigo irruppe con sei gondolieri. Egli ancora gli disse che se gli avesse insegnato tutto quello che sapeva lo avrebbe lasciato libero. Ma il confessore di Mocenigo venne a conoscenza di questo e minacciò Mocenigo di negargli l’assoluzione se non avesse consegnato Bruno all’Inquisizione. .

Così Bruno fu consegnato all’Inquisizione Veneziana e interrogato. Mocenigo raccolse una lunga lista di accuse che furono poi elaborate dai compagni di cella di Bruno. Nel loro insieme non risultavano per nulla false e in molti casi corrispondevano pienamente a quanto espresso da Bruno. Bruno sosteneva che Mosè era stato un grande mago. Era tutto inventato il suo colloquio con dio. Gesù era stato un mago e un impostore. Non c’era nessun motivo di meravigliarsi dei suoi miracoli perchè lui, Bruno, ne avrebbe fatti anche di più grandi. Gesù sarebbe stato un peccatore nel chiedere al Padre di togliergli l’amaro calice.

Si diceva che Bruno avesse scherzato sulla resurrezione di Cristo e sulla sua nascita da una vergine. Diceva che l’inferno non esisteva e che nessuno avrebbe sofferto in eterno. Non esisteva nessuna distinzione in persone nella figura di Dio poichè ciò avrebbe rappresentato un’imperfezione. Preghiere, reliquie, immagini, erano tutte senza efficacia e i monaci erano dei somari.

Nessuna religione gli si confaceva. Mocenigo gli domandò -A quale religione aderisci? e lui rispose, citando una riga dell’Ariosto”nemico di ogni legge e di ogni fede” esplodendo subito in una fragorosa risata.

Bruno fece anche capire chiaramente che aveva l’ambizione di organizzare una nuova setta sotto il nome di una nuova filosofia. Se fosse stato liberato sarebbe tornaro in Germania o in Inghilterra per continuare a diffondere il suo insegnamento e a raccogliere nuovi adepti. Egli nutriva grandi speranze di aiuto da parte di Enrico di Navarra e anche perfino di convincere il Papa delle sue idee.

Davanti all’Inquisizione Veneziana Bruno si inginocchiò, ritrattò completamente, e negò le sue teorie cosmologiche e teologiche. Egli non vedeva nulla di errato nella sua dissimulazione, nè c’era nulla di sbagliato in questa: perchè permettere di essere assassinati da una perversa macchinazione di un sistema fanatico, se un semplice gesto permette di fuggire, di salvare se stesso e di continuare a combattere altrove?

Bruno doveva aver pensato di aver avuto una buona occasione di uscirne vivo con una ritrattazione e una pena appropriata. Ma Roma era a conoscenza dei verbali dell’interrogatorio e desiderava saldare i conti in so speso con lui. Il supremo Inquisitore, il cardinale Santaseverina, chiese a Venezia di consegnare Bruno a Roma. In un primo tempo Venezia si rifiutò ma poi cedette.


Bruno a Roma

Bruno fu trasferito a Roma su richiesta del Sant’Uffizio e il 27 febbraio 1593 arrivò alla prigione del Sant’Uffizio vicino a San Pietro. Lì trascorse sette anni. Le condizioni erano spaventose. Non gli era permesso di tenere nè libri nè materiale per scrivere. Il cibo era scarso e pessimo-i parenti dei carcerati dovevano pagare per il vitto e Bruno non aveva nessuno che potesse farlo per lui.

Le udienze del processo iniziarono. Non ne conosciamo i dettagli-la maggior parte dei documenti processuali del Vaticano furono sottratti da Napoleone e perduti durante il ritorno a Roma-così abbiamo solo stringati riassunti di quanto accadde nell’aula del tribunale. Ci furono ripetute testimonianze sia di Mocenigo che dei suoi compagni di cella. Poichè la maggior parte di loro era o criminali o eretici si rese necessario un accurato studio supplementare delle opere di Bruno, lavoro che fu svolto dal Cardinale Roberto Bellarmino.

Fu solo nel gennaio 1599 che Bellarmino raccolse otto capi d’accusa. Nel febbraio furono rese note a Bruno che fece un’altra delle sue numerose richieste di ritrattazione. Queste non furono mai considerate autentiche, poichè Bruno chiedeva di parlare con ilPapa in persona per convincerlo che le sue idee non erano eretiche.

Il nove di settembre il tribunale tenne la sua ultima e decisiva seduta sul caso di Bruno. Gli furono concessi quaranta giorni per ritrattare e per essere sottoposto a un “energico” interrogatorio, probabilmente torturato.

A questo punto Bruno non fece più offerte di ritrattare. Non è chiaro perchè. Forse alla fine aveva perso ogni speranza di intervento del Papa. I suoi inquisitori per la prima volta citarono le sue opere. Spaccio della Bestia Trionfante, che garbatamente, per finta, prendeva in giro Gesù. Bruno aveva la sensazione che la dissimulazione non avrebbe più funzionato. O che il suo martirio sarebbe servito per diffondere le sue idee.

Chiamato alla Congregazione dell’Inquisizione egli dichiarò che non voleva nè poteva ritrattare, che non aveva nulla da ritrattare, che non aveva scritto nulla di cui si sarebbe dovuto pentire, e che non sapeva perchè mai avrebbe dovuto ritrattare alcunchè.

Il 20 gennaio del primo anno del nuovo secolo Papa Clemente ordinò di consegnare Bruno nelle braccia del potere secolare per la punizione. La sentenza fu letta l’otto di febbraio: Bruno viene dichiarato un eretico ostinato, impenitente e caparbio. Viene espulso dal clero e dalla Chiesa, le sue opere sono pubblicamente bruciate sui gradini di San Pietro e messe all’Indice dei libri proibiti. Bruno rispose “Forse voi che pronunciate questa sentenza avete più paura di me che la subisco”.

L’esecuzione fu ritardata e non sappiamo perchè. All’alba del 17 febbraio Bruno fu portato in Campo dei Fiori: appariva emaciato e visibilmente provato. Anche in questi suoi ultimi momenti sulla terra la Chiesa non lo lasciò solo. Una compagnia di monaci provenienti da S. Giovanni Decollato lo accompagnò cantando ed esortandolo fino all’ultimo istante ad abbandonare le sue idee eretiche. Prima dell’accensione del rogo un monaco gli offrì un crocifisso da baciare. Bruno allontanò con rabbia il suo capo. Egli disse che moriva volontariamente, come un martire, e che la sua anima sarebbe salita in paradiso con le fiamme del rogo. Fu denudato, legato al palo, bruciato vivo, mentre i monaci cantavano le litanie senza interruzione.


Bibliografia

Dorothea Waley Singer, Giordano Bruno, Henry Schuman, New York 1950. 
Vincenzo Spampanato, Vita di Giordano Bruno, Messina, 1921
Angelo Mercati, Il Sommario del Processo di Giordano Bruno, Studi e Testi, 101, Vatican City, 1942. 
Ramon Mendoza, The Acentric Labyrinth, Element Books, Shaftesbury, 1995. 
Domenico Berti, Documenti intorno a Giordano Bruno da Nola, Rome 1880.


Traduzioni in inglese:

Giordano Bruno, Cause, Principle and Unity, trs Jack Lindsay, Background Books, London, 1962
Giordano Bruno, On the Infinite Universe and Worlds, Singer op cit.


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Traduzione italiana: Claudio Scaroni
Last update February 13, 1998.